I Bortolot in: Giro dei Cadini di Misurina… ma anche Tour o Vuelta…

In collegamento venetovisione dal Cadore, va ora in onda “tutto il GIRO dei CADINI di MISURINA minuto per minuto”. Un programma RAI (Reparto Alpinisti Indisciplinati) in collaborazione col CAI (Comitato Avventure Incredibili) e Bortolot.

Signore e signori in lettura, benvenuti a sfogliare queste pagine del bollettino CAI, che anche quest’anno raccontano dei rocamboleschi avvenimenti nei quali sono stati simpaticamente e volontariamente coinvolti i Bortolot.
Sono il “furgon 8+1”, pulmino ufficiale della carovana Bortolot, e in questo momento mi hanno parcheggiato nei pressi dell’albergo Cristallo, in valle Ansiei, punto di partenza scelto per il “giroTOURvuelta” di quest’anno.
Ma andiamo a presentare le formazioni al via di questo entusiasmante giro. In ordine di salita in furgone, la squadra del “diretor Giovanni”, sponsorizzata dalla casa di riposo, quindi l’equipe dei “FrancoRobi”, animatori vecchio stampo con canzonieri e camminamonti e voja de zogar, poi la squadra d’élite, formata dal Marcello, capo indiscusso detto “ciste”; poi ancora la storica compagine di Massimo con sponsor Reflex e per finire il duo “filosofal-scaveon” formato da “il Miguel e Federico”, belli e cantanti, sponsorizzati dal caffè espresso e architetti IUAV.
Nostra inviata per questo incredibile resoconto sarà la “mappa Tabacco 1:25.000” (coadiuvata al bisogno da “bandana”- “birra media”- “whatsapp”- “Clara” ecc), alla quale cedo subito la parola…ehm la penna.
In effetti prendo la linea dopo che Marcello mi ha dato la sbirciata iniziale per l’altimetria…pronti, mezzo, via!!
E subito scattano Marcello e Giovanni ai quali si accoda Franco mentre Robi e Max rimangono subito attardati per la pausa caffè in partenza con “ciacole” di rito coi gestori.
Attenzione, si inserisce “bandana” e comunica che il Mich e Federico arriveranno un po’ “doping” per ritardi di lavoro. Riprende la linea “mappa Tabacco” dal sentiero in salita verso il rifugio Col de Varda…varda che temp meraviglioso, fruscio di fronde tra gli abeti, limpido colore di cielo e linee tra sole ed ombra a disegnare paesaggi affascinanti. In salita appunto il gruppo si ricompatta e i corridori…ehm ehm, gli alpinisti…mmmh neanche, gli escursionisti si studiano in attesa dell’erta finale, che come un muro si materializza davanti agli scarponi dei nostri; la stanchezza degli impegni quotidiani si fa sentire e lo sprint di Max colpito da sete logorroica batte Robi che ha la meglio in volata su Franco, per un sassolino al fotofinish.
Prende la linea ”birra media”…appena servita fresca al tavolo per cinque, e devo dire con soddisfazione, mi hanno sorseggiata con godimento post-faticaccia.
Sono di nuovo “mappa Tabacco” per riferire che durante il riposo sono stata consultata più e più volte un po’ da tutti i partecipanti. Franco e Robi han continuato affiancati fino alla forcella …..conquistando così qualche abbuono per la classifica finale e gustandosi una vista spettacolare ed insolita sulle Tre Cime di Lavaredo. Nel frattempo, verso sera, mentre gli ultimi viandanti lasciano le cime, giungono sfiniti anche gli altri due Bortolot e si può dire quindi conclusa la prima tappa con la classifica ben delineata con Massimo saldamente in maglia rosa. Memorabile lo scherzo a cena a Franco, che a tavola si è trovato improvvisamente e repentinamente solo per presunti “effluvi” da fagioli, con gustose risate di un gruppo di gitanti tedeschi.

articolo_bortolot_cadini2015
Articolo Apparso sul Giornale del CAI – Sezione di Vittorio Veneto

Il giorno si risveglia di un terso fantastico, preannunciando così una seconda tappa dolomitica entusiasmante. Pronti via e il gruppo Bortolot,al gran completo, riparte dal Col de Varda diretto con andamento lento e sonnacchioso verso il rifugio Città di Carpi, su sentieri ondulati tra i larici di un verde sbiadito di fine estate e per questo ancora più attraente, coi segni del passaggio notturno di selvatici e ungulati; in breve si giunge al rifugio con la sosta cartolina/caffè/sguardo alla “mappa Tabacco”. “Bandana” s’inserisce facendo notare che si sono infilati la “bandana”, appunto, ben tre Bortolot, il Miguel, Robi e Federico, preannunciando così andature intense sui passi, anzi sulle forcelle che di lì a poco si scaleranno.

Ma a fare l’andatura è ancora il capo Marcello, che s’inerpica con passo sostenuto sui contafforti della prima forcella, seguito in rigorosa fila indiana dal resto del gruppo che si guarda, si parla, si racconta, si ridacchia, s’intenerisce, s’infervora, s’aiuta, si gode, si “selfa” in whatsapp il panorama stratosferico di cime imponenti e frastagliate che affettano l’azzurro del cielo cosparso di nubi bianche e gentili. Poi un susseguirsi di Gpm (gran premi della montagna…ndr) su e giù per le forcelle, poche centinaia di metri , a volte poche decine, ma talmente irte da mettere a dura prova i muscoli dei polpacci e provocare il fiatone a più d’uno tra i nostri amici girovaghi. E quindi via vai tra forcelle, la Cristina, la Ciadin deserto, la Sabbiosa, della Torre, delle Ferie, dei Vagabondi, delle Tose, dell’ Era Ora, de Una Volta l’Anno, dee Fameje…ah ma forse son finite le forcelle, beh a voi scoprire quali segnate, quali sognate, quali romantiche…
Quassù sulle forcelle, tra sassi e valli d’or, sempre attorniati dagli spalti rocciosi di cime colossali, simili agli appassionati sul Pordoi, prende la parola “mappa Tabacco”; uno scatto incredibile ancora del Max che scatta, proprio così, una foto e poi un’altra ancora e poi di nuovo sul sentiero e insomma scatti su scatti e tutto il gruppo si ritrova immortalato assieme e seduto a cavallo di una biciclet…ehm una forcella con uno scarpone in Cadore ed uno a Misurina, per la pausa rifornimento in cammino, fatto di dolcetti e bevande di ogni tipo, si sa, in fuga si devono reintegrare zuccheri e sali (ed in questo il maestro è senza dubbio il nostro saggio barzellettologo Giovanni)…Uno sguardo al sole, uno alle rocce, uno alla “mappa” e un ultimo sguardo oltre il ghiaione ed in ripida picchiata discesa siamo sotto al rifugio Fonda Savio, nostro obbiettivo di tappa. Saldi su salti di roccia e con l’ultimo sforzo, accompagnati da una “fan” eccezionale (Clara di Auronzo, ndr) eccoci sui tavoli col brusio di molteplici voci dai dialetti e cadenze più disparate. Attenzione studio, “birra media” chiede la linea per raccontare della fenomenale bevuta di radler al tavolo Bortolot, con commensali ancora Clara e guide alpine sparse.
Per taluni Bortolot il più è fatto con ritiro diplomatico in branda, per tal’altri ci sta l’ultima salita all’ennesima potenza, all’ennesima forcella, del Nevaio, per scrutare il Sorapiss maestoso e solenne baluardo (whatsapp dichiara un grande autoscatto anche in forcella, ndr). Ora, ridiscesi, ricompattati e arrivati dal gestore del Fonda Savio, simpaticamente soprannominata Rottermayer (chissà come mai!?!), diamo la linea a “chitarra senza corda” che però suona ugualmente con maestria nelle mani di Franco e con le ugole degli altri Bortolot che a squarciagola squarciando l’atmosfera tra squarci di luce calda di tramonto, inscenano un palco d’arrivo tra miss festanti e mister goliardici intonando note variabili tra inno d’Italia, Ligabue, Queen, Cristina d’Avena, alpini, mazzolini di fiori, senza tralasciare la sempreverde must di Battisti “la canzone del sole” con pressoché unanime consenso di appalusi e lancio di bandane. E Franco instancabile e inarrivabile gigante sulla cinque corde; e i Bortolot trascinatori d’anime e di cuori, di zaini e di scarponi, di storie e di serate, di albe e di tramonti, di orizzonti e di amicizie, a volte discrete, a volte estroverse, sempre contagiose.

Al cospetto della Torre Wundt, che molti tra i lettori di questi racconti tra il serio e il faceto, di queste avventure tra finzione reale e realtà romanzata, hanno scalato durante i corsi di alpinismo del Cai (anche un Bortolot, ndr), si è consumato il Giro dei Cadini di Misurina di sette funamboli del cammino scanzonato. I Bortolot salgono festosi e rumorosi sul “furgon 8+1” di Robi che li riporta alle faccende di ogni giorno con l’animo dissetato di montagna e di sorrisi. Per le cronache, il gran consiglio di giuria dei Bortolot ha deciso che Max ha vinto il Giro, la maglia rosa è sua, se non altro per quel pargoletto, batuffoletto, scricioletto, di nome Beatrice che da poco meno di un annetto è arrivato ad allietare le notti insonni di manna Nicoletta e papà Massimo…auguri alla piccola bortolot-ta! E’ un mondo diverso…Evviva la vita!



Trovate anche qui il Pdf dell’articolo apparso sulla pubblicazione del Cai Sezione Vittorio Veneto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.