I Fulmini – Come bisogna comportarsi

I temporali, specie quelli estivi, violenti e improvvisi, portano con sé un pericolo anche per l’escursionista: il fulmine. Davanti a questa imprevedibile forza della natura, l’uomo è pressoché impotente. Alcune precauzioni diminuiscono comunque i rischi. I temporali si scatenano soprattutto alla fine del pomeriggio, per cui e conveniente partire presto alla mattina. Il fulmine segue generalmente il percorso più breve fra la nuvola e il suolo; ogni cosa che si sopraeleva dal suolo (alberi, camini, edifici alti, cime di monti, persone in piedi) accorcia il percorso e divento bersaglio del fulmine. Più alto è l’oggetto, più è vulnerabile. Alle prime avvisaglie del temporale conviene scendere, abbandonando i rilievi marcati, per portarsi in luoghi meno esposti. State alla larga da “vie ferrate”, da parti rocciose, grotte, fessure, torrenti, alberi (specie se grandi e vecchi) e soprattutto dagli oggetti metallici, che sono conduttori di elettricità. Se raggiungete una baita o una capanna, evitate le correnti d’aria e non state davanti al cammino, ma preferibilmente al centro della stanza. Se siete all’aperto accovacciatevi, isolandovi al suolo con corde, indumenti o zaino. Talvolta l’elettricità si scarica anche senza che il fulmine cada. Ne danno avvertimento i capelli che si rizzano, solletico e prurito nelle parti scoperte del corpo e fiammelle azzurre nell’aria

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Il fulmine è forse uno dei fenomeni più spettacolari della natura e da sempre ha suscitato la fantasia e l’interesse degli uomini. Può purtroppo rappresentare per essi anche una grave minaccia, in particolare in montagna dove l’esposizione è in genere maggiore.

Fortunatamente solo il 20-30 per cento delle persone colpite da un fulmine muoiono e le morti da fulminazione sono stimate in circa 1000 all’anno in tutto il mondo. Nel 2004 gli interventi per fulminazione eseguiti dal Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico sul territorio italiano sono stati 9 (0,2% del totale). Ciò non deve però far abbassare la guardia sul possibile e grave rischio di essere colpiti da un fulmine.

Un soggetto può essere colpito da fulminazione diretta (quando, cioè, è il principale bersaglio del fulmine) oppure da fulminazione indiretta, cioè dalla corrente che si disperde nel terreno circostante al punto d’impatto del fulmine o che rimbalza dal bersaglio. Mentre la fulminazione diretta determina in genere la morte del soggetto, i danni da fulminazione indiretta possono essere più o meno gravi.

I meccanismi con cui i fulmini determinano i loro danni dipendono principalmente da tre meccanismi: azione diretta della corrente sui tessuti, conversione dell’elettricità in energia termica, traumi secondari all’onda d’urto della scarica elettrica.

La maggior parte degli incidenti mortali è il risultato di un arresto cardio-respiratorio immediato che si può verificare o per paralisi del centro respiratorio con arresto cardiaco secondario all’asfissia (cioè alla cessazione della respirazione) o, viceversa, per un arresto cardiaco (per fibrillazione ventricolare o asistolia) seguito da un danno secondario del sistema nervoso centrale (per cessazione dell’apporto di ossigeno), o per effetto contemporaneo della scarica elettrica su entrambi gli organi.

Altre cause di morte sono costituite dai gravi traumi conseguenti all’onda d’urto prodotta dal fulmine o alle contrazioni muscolari involontarie indotte dall’elettricità, che possono scaraventare a distanza i malcapitati o far cadere gli alpinisti durante un’arrampicata.

Le lesioni della cute possono essere localizzate agli strati più superficiali (ustioni, marchio elettrico) o interessare i tessuti più profondi fino alla completa carbonizzazione di un intero distretto corporeo. Inoltre la corrente può determinare gravi lesioni anche nei tessuti e negli organi interni che incontra lungo il suo percorso.

L’elettricità spesso segue i grossi vasi sanguigni provocando un danneggiamento della loro parete, portando alla formazione di aneurismi, o la loro rottura con emorragie interne. Nei vasi più piccoli il calore determina invece la coagulazione del sangue e la loro occlusione. Non di rado si può determinare una rottura della membrana timpanica e, a livello oculare, la formazione di cataratta.

A volte gli effetti possono essere transitori (minuti – ore) interessando prevalentemente il sistema nervoso (amnesia, confusione, perdita di coscienza, vertigini, paralisi sensitivo-motorie) e/o i muscoli (debolezza generale, contratture muscolari).

Le lesioni da fulmine possono essere ampiamente prevenute prendendo le opportune precauzioni: valutando accuratamente le previsioni del tempo prima di recarsi in montagna. Valutando continuamente le condizioni del tempo durante l’escursione. Evitando d’incamminarsi nelle ore pomeridiane, soprattutto nei mesi estivi.

Se si viene sorpresi da un temporale in montagna conviene scendere di quota e cercare un buon rifugio (case, rifugi, bivacchi, fienili, cappelle) mantenendosi lontani dalle pareti esterne e da porte e finestre, tettoie e balconi, e non sostando sull’uscio.

In case o rifugi non utilizzare apparecchi telefonici fissi, scollegare apparecchi elettrici, evitare di toccare condutture, tubature e impianto elettrico, evitare il contatto con l’acqua. In piccole capanne aperte c’è il rischio di fulmini laterali. Le grotte vanno bene purché siano abbastanza ampie in modo da potersi mantenere ad una debita distanza (almeno 1 metro) dall’ingresso e dalle pareti.

Le tende non forniscono protezione. In ambiente aperto è buona norma allontanarsi da tutti i punti che sporgono sensibilmente rispetto ai dintorni (cumuli di sassi, alberi isolati, tralicci, impianti di risalita ecc..). Il fulmine è attirato dai cavi dell’alta tensione e dai tralicci stessi e potrebbe scaricarsi a terra attraverso questi ultimi.

Allontanarsi dai luoghi esposti (vette, creste). Stare in un bosco può essere sicuro purché sotto un albero non isolato e più basso di quelli circostanti. Se si è obbligati a stare in una zona aperta stare accovacciati a piedi uniti e con le ginocchia ravvicinate, mantenendo il contatto con il terreno con la più piccola area corporea possibile, in modo da limitare al minimo le lesioni dovute alle correnti che si disperdono lungo il terreno (corrente di passo). Può essere utile stare seduti sullo zaino o su una corda asciutta.

E’ buona norma mantenere tappate le orecchie. Se si è in gruppo mantenersi lontani gli uni dagli altri. Gli oggetti metallici non attirano di per se la corrente (a meno che sporgano in modo significativo dallo zaino, come può accadere per ombrelli, bastoncini, piccozze, sci, ecc…), ma devono essere riposti lontano dal corpo perché sono dei buoni conduttori e possono provocare gravi lesioni da contatto.

La corrente può seguire le corde soprattutto se umide. Lungo una via ferrata bisogna allontanarsi immediatamente da corde e scale metalliche. La sensazione di pelle che pizzica, l’elettrizzazione dei capelli, un odore di bruciato, la comparsa di crepitii o scintille (fuochi di S. Elmo) stanno ad indicare imminente pericolo di scarica. L’inizio e la fine di un temporale costituiscono i momenti più pericolosi.

Si dovrebbe, infine, seguire la regola del 30 secondi-30 minuti che indica che vi è pericolo di essere colpiti da un fulmine finché l’intervallo tra fulmine e tuono si mantiene minore di 30 secondi, e che si dovrebbe ricominciare ad arrampicare solo dopo 30 minuti dall’ultimo tuono percepito.

Se ci si trova a dover soccorrere un soggetto colpito da un fulmine non lasciarsi prendere dal panico e allertare subito i soccorsi organizzati, perché il soggetto dovrà essere al più presto sottoposto per lo meno ad accertamenti medici. Il 70-80 % delle persone colpite da fulminazione sopravvive, per cui un soccorso tempestivo ha molte probabilità di successo.

Poiché la morte avviene principalmente per arresto cardio-respiratorio, in attesa dei soccorsi organizzati possono risultare efficaci le manovre di rianimazione cardiopolmonare (o RCP = massaggio cardiaco e respirazione artificiale), solo dopo aver valutato il soggetto secondo lo schema ABC della rianimazione (airway-breathing-circulation = pervietà delle vie aeree, presenza di respirazione spontanea, presenza di attività cardiaca) e seguendo le apposite procedure.

La protezione dall’ipotermia (attenzione: non usare i teli termici alluminizzati durante un temporale), la posizione laterale di sicurezza, la copertura delle ustioni cutanee con garze sterili saranno sempre utili, così come il trattamento di altre eventuali lesioni (per esempio ferite e fratture da caduta) secondo le consuete norme di soccorso. Una persona colpita da un fulmine non rimane “carica elettricamente” e quindi soccorrendola non si rischia nulla.

(fonte: internet)

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