Non Disturbare gli Animali

Premessa:

Ai regni vegetale e animale sono legati i momenti più emozionanti e significativi durante un trekking. Camminando in montagna o in collina, sulle rive del mare o di un fiume, si ha la possibilità di incontrare e osservare gli animali, di studiarne i comportamenti e di fotografarli: i camosci che si rincorrono all”impazzata sulla neve, le carpe che risalgono a pelo d’acqua la corrente in cerca di cibo, gli scoiattoli che saltano da un albero all’altro. E perché non sperare di vedere anche il lupo appenninico, che porta l’ingiusta fama di eterno cattivo nonostante siano decisamente più pericolosi, aggressivi e molto numerosi i cani inselvatichiti? Oppure si può avere la fortuna di assistere ad una lezione di caccia impartita da mamma aquila ad un piccolo, di udire il latrato selvaggio del capriolo, che è la voce stessa delle foreste prealpine, o il fischio della curiosa marmotta che fa vedetta. A parte i cani inselvatichiti, gli insetti fastidiosi come le zanzare e i tafani, difficilmente in Italia gli animali possono creare problemi, compresi quelli ritenuti “pericolosi”: quei pochi orsi, quei pochi lupi, quelle poche aquile chiedono soltanto di poter sopravvivere. E neppure la vipera va vista come un onnipresente pericolo mortale delle nostre campagne e dei nostri monti: se è vero che bisogna avere delle precauzioni e delle regole da seguire, è anche vero che ci sono da smitizzare tante leggende e tante falsità inventate intorno a questo rettile. Le vipere mordono l’uomo soltanto se calpestate o impaurite. Siano piccoli o grandi, forti o deboli, attraenti o impressionanti, gli animali hanno tutti il diritto inalienabile alla vita. Sono infatti gli abitanti di un habitat che è indispensabile rispettare e proteggere.

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Tracce:

Una delle attività più significative che un escursionista può svolgere, è quella di individuare le tracce degli animali lungo il cammino, di incontrarli e di fotografarli. A questi tre momenti sono legati aspetti molto emozionanti di un trekking. Ogni ambiente infatti è caratterizzato da presenze animali invisibili o quanto meno nascoste ai nostri occhi. Il territorio sembra così disabitato, ed invece, se si è capaci di osservare i segni sul terreno si scoprono le tante presenze che rendono vivi boschi, campi, radure. Frutti “forati” e in parte mangiati, mucchi di foglie, batuffoli di lana impigliati sui fili delle recinzioni, le impronte dei camosci e degli altri ungulati, le tracce ben evidenti dei cinghiali, i rumori delle ghiande che gli scoiattoli lasciano cadere. In questo modo il trekker prenderà coscienza di non essere solo, e sarà un’esperienza entusiasmante sapere individuare gli animali selvatici che gli stanno attorno analizzandone le tracce lasciate sul terreno; e poi, magari, attendere con pazienza l’uscita di uno di questi abitanti e immortalarlo con una fotografia. Anche questa, naturalmente, è un’arte da imparare per gradi. Ci sono manuali che insegnano ad individuare gli animali nel loro ambiente naturale senza disturbarli e infastidirli, nel pieno rispetto delle loro abitudini.

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Classificare le Tracce:

Le impronte degli animali consentono di accertare la presenza e il passaggio delle diverse specie in una determinata zona; la stessa importanza possono avere anche peli, piume, avanzi di pasto, escrementi, nidi, tane e così via. Lo studio delle impronte e delle tracce consente ai naturalisti di raccogliere molti dati (abitudini alimentari, dimensioni, peso), tracciando una sorta di “mappa” relativa agli abitanti di un territorio. La successione delle impronte, la profondità e la loro disposizione permettono inoltre di stabilire in che modo procedeva l’animale di corsa, al passo, al trotto, ecc. Le impronte più nitide si trovano naturalmente sulla neve, nel fango, nei pressi delle zone umide e, talvolta, anche nell’erba fresca. Le più comuni sono quelle lasciate dalla lepre, dalla volpe, dalla donnola, dal cinghiale, dal capriolo, animali diffusi sulle nostre montagne, sia Alpi che Appennini. Per cominciare a riconoscere le tracce degli animali, si può partire dal giardino di casa, o dal parco cittadino. Per riportare le tracce (oltre a buone fotografie, cosa non sempre facile) occorre munirsi di qualche foglio di plastica trasparente (acetato) e di un pennarello per vetrografia. Individuata l’impronta, non si dovrà fare altro che ricalcarla. Con un rotolo di questa plastica, si potrà anche seguire la successione dei passi per tentare una valutazione ancora più particolareggiata. Importante è scrivere sempre i “dati di stazione”: il luogo, la data, l’ora del ritrovamento. Lepri, ricci, scoiattoli, marmotte, cinghiali, tassi, istrici, volpi, daini, cervi, caprioli, saranno molto più vicini a noi in tutte le loro abitudini e nei loro comportamenti e modi di vita.

(fonte: internet)

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