Zoppada. Rincorrendo albe e tramonti dal Peralba al Pelmo

Itinerario di 7 giorni (6 notti):

  • 1° giorno: Partenza Vittorio Veneto (FS) – Sappada – Rif. Calvi – Monte Peralba – Rif. P.F. Calvi (CAI)
  • 2° giorno: Rif. Calvi – Laghi d’Olbe – Sappada – Passo Siera – Sentiero attrezzato Corbellini – Rif. Fratelli De Gasperi (CAI)
  • 3° giorno: Rif. De Gasperi – F.lla Lavardet – Campolongo (Bus) – Rif. Costapiana – Chiesetta di S. Dionisio – Rif. Antelao
  • 4° giorno: Rif. Antelao – F.lla della Piria (o in alternativa del Ghiacciaio) – Rif. Antelao (CAI)
  • 5° giorno: Rif. Antelao – Rif. Costapiana – Valle (Bus) – Zoppè di Cadore – Rif. Venezia
  • 6° giorno: Rif. Venezia – Monte Pelmo – Rif. Venezia (CAI)
  • 7° giorno: Rif. Venezia – Borca di Cadore (Bus) – Calalzo (FS) – Vittorio Veneto arrivo.

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Zoppada

Il mal di montagna, vero e proprio virus che ha colpito un gruppo di giovani escursialpinisti che anche quest’anno, e stavolta senza nessuna ricorrenza come richiamo, han voluto rispondere all’unica esigenza, quella di vivere un tempo di relax sui monti, accomunati dall’amore verso le vette, le valli e lo stile di vita di chi le abita.

Non è facile portare giovani cuori a camminare più giorni sui sentieri alpini tra levatacce e fatiche, ma l’entusiasmo della passione sa contagiare di gioia… e i passaparola fanno il resto; a Marica poi l’”impegnativo” compito di documentare nero su bianco una fantastica avventura, e quindi, dopo la mitica “Sappadola 2004”, ecco l’allegra “spedizione” pronta a partire verso nuovi orizzonti: ZOPPADA, itinerario da Sappada a Zoppè di Cadore, in particolare dal Peralba al Pelmo, meta ambita e sognata da tutti noi partecipanti!

Mercoledì 3 agosto si parte; ore 6:42, zaini, scarponi e occhi assonnati alla stazione di Vittorio Veneto, ma grande gioia per questa partenza verso una settimana “ai confini della pace”, tra verdi sentieri e rocce silenti.

Dopo treno, autobus e navetta, alle Sorgenti del Piave inizia il nostro cammino sul sentiero che porta al rif. Calvi. Il tempo, a dir la verità, non è dei migliori, e così l’arrivo al rifugio è offuscato da una nebbiolina che ci avvolge e ci preclude la vista su orizzonti lontani. All’interno è comunque una festa di incontri e persone, gestori accoglienti, the caldi e sorprese… sul libro del rifugio troviamo infatti le recenti firme di due personaggi a noi molto conosciuti: don Giovanni Dan (che in seguito verrà anche a farci visita) e Jan, sappadolino doc costretto dagli impegni universitari a rinunciare con sommo dispiacere alla Zoppada. Ma se non può esserci con il corpo, Jan ci lascia comunque piacevoli frammenti della sua presenza; ed è così che i gestori ci consegnano una scatola-regalo contenente…i libretti della Zoppada!!! Segno – guida di questa settimana, con itinerari e pensieri e ampi spazi per i timbri e i ricordi e le firme e le dediche e… chi più ne ha più ne metta!

Carichi e felici per la gradita sorpresa non ci lasciamo intimorire dalla nebbia che continua imperterrita a sovrastarci e decidiamo di salire ugualmente al Peralba. Ed in cima…che freddo!!! Madonnina, croce, omino di sassi…tutto avvolto dalla nebbia fitta; neanche il tempo di prendere in mano il libro di vetta che il vento si fa più forte ed iniziano a scendere le goccioline di pioggia. E allora tutti al riparo in una grotta, grotta che sicuramente in tempo di guerra era servita da riparo a tante persone, a tanti soldati venuti a combattere quassù, tra queste rocce…

Nebbia e freddo non accennano a passare e allora per ripararci un po’ i nostri “ingegneri” costruiscono un rudimentale muretto con le crode: la scena è esilarante e la “sosta forzata” diventa così momento di gruppo, di amicizia, di sorrisi, di aiuto; il tempo ci regala un po’ di tregua e approfittiamo del momento per ridiscendere al rifugio, dove ci aspetta una buona e calda cena…la discesa procede senza intoppi, siamo quasi arrivati, manca solo il ghiaione…e proprio qui il primo ruzzolone: scivolata, doppio salto mortale con avvitamento, capriola finale e di nuovo in piedi; questo il grande numero di “Umberto Fortunato”, il re dei ghiaioni!!!

Dopo le varie medicazioni e una supercena per ricaricarci, non può certamente mancare il giro di “graspe”, e a riscaldare la compagnia il racconto del gestore. Con la sua semplice e innata simpatia, Giulio Galler ci parla della visita di Papa Giovanni Paolo II a queste montagne, e dai suoi occhi celesti e vivi traspare tutta la sua passione, tutto il suo amore per i monti e per la vita, sentimenti che anche il nostro Papa condivideva, pensieri di gioia e pace per queste oasi d’incanto; “Herrliche Berge, montagne allegre”! Questo lo slogan che Galler ci regala e che da oggi accompagnerà gioiosamente i nostri passi!

Una notte di riposo per ripartire poi il mattino seguente, destinazione rif. De Gasperi passando per Passo del Mulo, Laghi d’Olbe e Sappada. Il sole oggi ci sorride, ed è bello camminare in fila sui sentieri. La fatica comincia ad aumentare con la salita al passo, il ghiaione sembra non finire mai! Ma presto arriviamo in cima, e ci concediamo qualche minuto di relax seduti al sole, qualche panino e qualche foto e poi scendiamo ai Laghi d’Olbe. Stupendi specchi d’acqua limpida e fresca, prati tutto intorno e cime all’orizzonte: che pace! La serenità che si respira in questi luoghi ci dà forza e ci unisce, e proprio qui, in riva al lago, ringraziamo il Signore, nostra roccia, per le meraviglie che ci ha donato. Raccogliamo un sassolino, un frammento di tutta questa bellezza che resta indelebile nei ricordi.

Stare qui è piacevole, ma il tempo scorre via veloce, e arriva l’ora di ripartire. Scendiamo a Sappada, dove facciamo scorta di frutta per i prossimi giorni, e poi iniziamo la salita.

Lungo la strada si cominciano a sentire i primi dolori, ma pian piano arriviamo più o meno integri al sentiero attrezzato “Corbellini”. L’ultimo tratto è critico; tra zaini che fanno male, dolori a gambe e piedi, ginocchi feriti, giramenti di testa e tendinite al ginocchio è tragico andare avanti, e intanto il sole inizia a calare. È già buio quando arriviamo al rifugio (tra l’altro pienissimo, c’era un corso di alpinismo), ma riusciamo comunque a mangiare (anche lo zaino e gli scarponi di Luca hanno avuto l’onore di “assaggiare” un piatto di minestrone rovesciato dalla cameriera!).

Approfittiamo anche del medico del corso, che gentilmente “visita” e medica tutti i “caduti” del giorno. Poi la notte (rigorosamente in soffitta, non c’erano altri posti liberi!), e il sonno ristoratore.

L’indomani gran colazione, foto di rito assieme al gestore e iniziamo la discesa fino a Forcella Lavardet, dove ci fermiamo per mangiare brevemente (abbiamo i minuti contati perché dobbiamo arrivare a Campolongo in tempo per prendere la corriera). In forcella conosciamo una coppia di nonni che subito ci conquistano offrendoci del vino (e noi ricambiamo con la mitica P38 di Galler, che ci portiamo dietro come riserva dal primo giorno). Dopo il pranzo superveloce ripartiamo; Luca purtroppo si sente male, ma i nostri nuovi amici si offrono di dargli un passaggio, dato che erano lì in macchina, e così il nostro malato, accudito da Laura, si risparmia la lunga discesa in paese. Arriviamo giusto in tempo per salire in corriera, e a S. Stefano salgono anche Laura e Luca (che nel frattempo aveva scoperto di avere la febbre) e il gruppetto di “uomini duri” che avevano fatto la discesa in velocità e così, arrivati a Campolongo, avevano ben pensato di continuare a piedi fino a S. Stefano!

Dopo un cambio arriviamo a Valle di Cadore e qui prendiamo la navetta di Salvatore, “tipico autista cadorino “ che con un viaggio folle ma simpatico ci porta fino al rif. Costapiana, da dove partiamo per raggiungere il rif. Antelao.

Il sentiero è semplice e bello, immerso nella natura e, a tratti, scorci di orizzonte spettacolari.

Arriviamo alla chiesetta di S. Dionisio in tempo per assistere al tramonto, con Antelao, Pelmo e civetta davanti, e cime e monti tutt’intorno, fantastici giochi di luci ed ombre e effetti di nuvole… foto e filmati a 360° per immortalare ogni momento, sempre diverso, sempre bellissimo. La montagna sa regalare momenti davvero unici, e la fatica fatta viene largamente ripagata dalla bellezza estasiante dei profili rocciosi, delle sfumature che riscaldano e colorano la vista.

All’arrivo in rifugio troviamo cibo ottimo e gestori gentilissimi e accoglienti, una chitarra da suonare e atmosfera allegra, di gioia contagiosa. Una nottata nella bella cameretta e il giorno dopo sveglia, colazione e canti alpini all’aria aperta con Giuliano, simpatico signore da Venezia che con la sua armonica accompagna le nostre voci… poi arriva Rudi, e allora saliamo con lui a Forcella della Piria, dove da bravo rocciatore ci parla della sicurezza in montagna, mostrandoci nodi e tecniche di salita. Dopo le scalate di Martina e Antonella torniamo al rifugio per il pranzo e, gradita visita, troviamo don Giovanni ad accoglierci. Con lui celebriamo una bella Messa per ritemprare gli animi, molto semplice e spontanea, all’aria aperta, nella fantastica Cattedrale del Creato, sfondo l’Antelao. Il resto del pomeriggio scorre tranquillo tra foto, magliette della Zoppada da personalizzare, e libretti da scrivere e disegnare: a ognuno il suo spazio e il suo segnalibro, un segno per questa giornata di tranquillità nella natura. Don Giovanni torna alla “civiltà”, e intanto viene sera; si mangia, si canta e con la luce soffusa un bel gruppetto di persone si riunisce attorno al nostro tavolo e alla magica chitarra, tutti a cantare in allegria…una botta di energia e di vita… è l’amicizia che contagia e riscalda tutti!

Il mattino seguente ci svegliamo presto per scendere al rif. Costapiana e prendere di nuovo la navetta di Salvatore, che ci riporta a Valle di Cadore. Qui troviamo ad attenderci mamma e papà di Roberto, Martina con la sua famiglia e i genitori di Luca. Con le macchine arriviamo in più turni fino a Zoppè di Cadore, all’imbocco del sentiero per il rifugio Venezia. Martina e suo papà dovrebbero unirsi a noi per l’obiettivo finale, il Pelmo, ma un acquazzone improvviso fa cambiare idea, e così (seppur a malincuore) tornano indietro. Noi intanto ci ingegniamo per coprire gli zaini il meglio possibile e, ironia della sorte, un quarto d’ora dopo splende il sole, e così riprendiamo il cammino. La salita è piacevole, si sta in gruppo, si chiacchiera, si ride, si respira l’aria fresca e si sente il profumo dell’arba bagnata dalla pioggia appena passata. Tra pozzanghere e fango arriviamo finalmente al rifugio, e davanti ai nostri occhi si apre uno spettacolo immenso: il Pelmo, colosso gigantesco di roccia viva, trono maestoso dal profilo fiero, appena velato sulla cima da una nebbia leggera…la vista ci riempie il cuore, e aumenta il desiderio di arrivare là, sulla cima, a godere dei panorami e degli orizzonti. Carichi più che mai sfoghiamo la nostra gioia in una serata unica, gestori, ospiti italiani e non si uniscono a noi, canti, balli, giochi, sorrisi…è magico, l’atmosfera è davvero festosa e solare! Allo scoccare delle dieci, però, come previsto tutti a letto, ci aspetta un giorno fantastico ma impegnativo. Sveglia di buon’ora, colazione, il tempo è ottimo, possiamo partire. Zaini in spalla, imbocchiamo il sentiero, percorriamo uno dietro l’altro la Cengia di Ball; alcuni punti richiedono attenzione, mani amiche aiutano nei passaggi più difficili e così superiamo brillantemente anche il famigerato Passo del Gatto. Finita la cengia, ora ci aspetta un’altra fatica: risaliamo il ghiaione pian piano, qualche sosta ed arriviamo al nevaietto interno. Che emozione! Proprio sotto la vetta…qualche minuto di riposo, e ripartiamo. Ormai la fatica non si sente più. l’obiettivo più grande di questa Zoppada è qui, sotto i nostri piedi, davanti ai nostri occhi…e finalmente in cima!

L’emozione, la gioia, la soddisfazione di essere arrivati fin qui è grande, è un sogno che si realizza…

Le montagne tutto intorno sono spettacoli, orizzonti sconfinati, immensi; è incredibile trovarsi qui, e ognuno di noi lascia un segno di sé sul libro di vetta, a testimoniare la nostra presenza e la nostra gratitudine.

Ci fermiamo a lungo in vetta, a respirare quest’aria fresca e pulita, il silenzio, la bellezza… poi però bisogna tornare, scattiamo le ultime foto e, salutando con lo sguardo la croce e l’orizzonte scendiamo. In breve siamo di nuovo al nevaietto, ma oggi è giornata di sorprese, e allora chi incontriamo? Don Angelo, parroco di San Martino, che sale il Pelmo in solitaria, per venire a trovarci!!! Decidiamo di aspettarlo mentre sale in vetta e ci concediamo così una lunga pausa al sole, chi scrive, chi sogna, chi gioca a “bocce” coi sassi sulla neve!

All’arrivo del don ridiscendiamo tutti insieme, di nuovo ghiaione, di nuovo cengia e Passo del Gatto, ed eccoci al rifugio!

Se gli occhi e il cuore sono pieni di gioia e meraviglia, lo stomaco invece brontola, e allora grande festa e cibo in gran quantità per saziare l’appetito. E per finire in bellezza questa giornata e concludere degnamente la Zoppada, un’altra sorpresa: con grande gentilezza dei gestori riusciamo a fare un piccolo fuoco di bivacco, e salutare la notte e le stelle con i nostri canti.

Guardando il cielo non possiamo non ringraziare ancora una volta il Signore per il dono di queste montagne stupende, e per il dono ancora più grande di poterle vivere, camminando sui sentieri, ammirando gli orizzonti, assaporandone la pace, gustandone la bellezza.

Una notte serena custodisce i nostri sogni, e al mattino siamo pronti per partire. Segno finale di questa Zoppada un piccolo moschettone e un pezzetto di corda, per sentirci tutti uniti, una cordata nell’amore per i monti.

Salutiamo i gestori e partiamo, con i timbri stampati sui libretti e il profilo del Pelmo, perla delle Dolomiti, stampato nel cuore.

Una lunga discesa e siamo a Borca di Cadore, panino al volo, corriera e da Calalzo il treno ci riporta a casa. Si ritorna alla vita di tutti i giorni, ma con un’emozione nuova nel cuore; l’impronta di questa esperienza è indelebile dentro di noi, e con lei il desiderio di nuovi cammini e nuovi orizzonti…e all’unisono un grido: Montagne Allegre!

Gli ZOPPADINI
Robi, Dario, Luca, Laura, Luca2, Marica, Paolo, Antonella, Martina, Umberto, Federico, Enrico, Giorgia

Urlano un grande GRAZIE a:
Menestrello Jan – don Giovanni Dan e “’Na cantada in compagnia” – Anna e Giulio custodi del tempo e del Peralba – Hofer – rif. Venezia “staff” – il “doc” del De Gasperi – Anna, l’Antelao e le torte – Rudi 6+ – Totò – Bepi e Iseta – Martina e papà – i soi de Luca – e naturalmente tutti gli altri che per mancanza di spazio non possiamo menzionare ma che sono nel nostro cuore…

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Divino il silenzio di occhi nel fuoco
che ospita il saggio lare
dai sibili rapaci
a scuotere ricordi
di giochi e vecchie braci.
Dove Eolo osa tuffarsi in crepacci
con un refolo l’ombra sfuma in alba
e l’arcobaleno cavalca il Peralba.
Ma dietro le capre batte il sentiero:
gravi muggiti, criniere di seta,
un pastore viso arso,
della Carnia il sudore!
In file bersagliere
larici eleganti corrono fuori
dal bosco più selvaggio
di abeti irti in carcasse
come cedri del Libano…
Solo, sotto i ghiaioni
di tramonti il Volaia s’ubriaca.
Osservan la terra come un ostaggio
vivi occhi in fessure sotto i mantelli,
la pioggia che lava le nostre paure
ci dà salamandre e nuovi ruscelli.
(Federico Da Dalt)

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