Amo le citazioni perché credo nel potere delle parole delle menti illuminate. Esse sono preziosi estratti di benessere, pillole di saggezza e sintesi di acume. Onore agli uomini che le hanno pensate! Create con abilità e maestria, riescono a seminare valori che attecchiranno, dissolvere le proprie oscurità, contagiare con la loro sapienza il nostro essere e i nostri comportamenti, nella vita di tutti i giorni.
Un paesaggio è uno stato d’animo.
Sì, perché le montagne sono come le donne. E quando ciò che vedi a occhi chiusi è un volto sorridente, uno sguardo in cui vorresti tuffarti, capisci che la sconosciuta non è per te una persona qualunque, e il desiderio di rivederla e conoscerla ti invade, promettente e rischioso come un’opportunità.
Così, se l’immagine di una cresta indorata dal tramonto non ti abbandona, ti rendi conto che è una calamita che ti attirerà a sé, per risalirla e vivere il brivido dei suoi spazi profondi. E seguirai il tuo cuore lungo il suo filo. Nella speranza di un successo, nella consapevolezza di un possibile rifiuto. Mentre, comunque vada, il tuo sguardo avrà abbracciato, da lassù, orizzonti nuovi.
Il prezzo per diventare una pecora è la noia, quello per diventare un lupo è la solitudine. Scegli di appartenere all’uno oppure all’altro spirito con grande attenzione.
Sii contento della vita perché ti dà la possibilità di amare, lavorare e guardare le stelle.
La montagna offre all’uomo tutto ciò che la società moderna si dimentica di dargli.
Nei grandi spazi della montagna, nei suoi alti silenzi, l’uomo non distratto può cogliere il senso della sua piccolezza e la dimensione infinita della sua anima.
Gli erano entrate negli occhi, quelle due immagini, come l’istantanea percezione di una felicità assoluta e incondizionata. Se le sarebbe portate dietro per sempe.
Perché è così che ti frega, la vita. Ti piglia quando hai ancora l’anima addormentata e ti semina dentro un’immagine, o un odore, o un suono che poi non te lo togli più.
E quella lì era la felicità. Lo scopri dopo, quand’è troppo tardi. E già sei, per sempre, un esule: a migliaia di chilometri da quell’immagine, da quel suono, da quell’odore… Alla deriva.
È proprio necessario che parta? – No. – E allora perché? – Io non posso fermarlo. E se lui vuole andare laggiù, io posso solo dargli una ragione in più per tornare”.
Non c’è tristezza che, camminando, non si attenui e lentamente si sciolga.
Bisogna camminare nella direzione dei nostri sogni, altrimenti perdiamo l’incanto della vita.
Avere nelle scarpe la voglia di andare, avere negli occhi la voglia di guardare… E invece restare prigionieri di un mondo che ci lascia soltanto sognare, solo sognare…
Tornate sani, tornate amici, arrivate in cima: in questo preciso ordine.
La montagna dovrebbe servire per salire, ma anche, e soprattutto, per discendere. Verso la gente.
Camminando si apprende la vita, camminando si conoscono le persone, camminando si sanano le ferite del giorno prima. Cammina, guardando una stella, ascoltando una voce, seguendo le orme di altri passi.
Vedere il mondo in un granello di sabbia e un paradiso in un fiore selvaggio, avere l’infinito nel palmo della tua mano e l’eternità in un’ora…
Chi più alto sale, più lontano vede; chi più lontano vede, più a lungo sogna.
Da quassù il mondo degli uomini altro non sembra che follia, grigiore racchiuso dentro se stesso. E pensare che lo si reputa vivo soltanto perché è caotico e rumoroso.
Che quelle rocce innalzantisi in forma di mirabile architettura, quei canaloni ghiacciati salenti incontro al cielo, quel cielo ora azzurro profondo dove l’anima sembra dissolversi e fondersi con l’infinito, ora solcato da nuvole tempestose che pesano sullo spirito come una cappa di piombo, sempre lo stesso ma mutevolmente vario, suscitano in noi delle sensazioni che non si dimenticano più.
La montagna mi ha insegnato a non barare, a essere onesto con me stesso e con quello che facevo. Se praticata in un certo modo è una scuola indubbiamente dura, a volte anche crudele, però sincera come non accade sempre nel quotidiano.
L’essere umano vive in città, mangia senza fame e beve senza sete, si stanca senza che il corpo fatichi, ricorre il proprio tempo senza raggiungerlo mai. E’ un essere imprigionato, una prigione senza confini da cui è quasi impossibile fuggire. Alcuni esseri umani però a volte, hanno bisogno di riprendersi le proprie vite, di ritrovare una strada maestra. Non tutti ci provano, in pochi ci riescono.
La montagna ha il valore dell’uomo che vi si misura, altrimenti, di per sé, essa non sarebbe che un grosso mucchio di pietre.
E’ per conoscermi meglio e per trovare una mia dimensione che ho scalato montagne impossibili. L’ho fatto spinto dalla bellezza della natura alpina, dalla sfida e dal piacere di sapere.
La montagna più alta rimane sempre dentro di noi.
Le montagne – come lo sport, il lavoro e l’arte – dovrebbero servire solo come mezzo per far crescere l’uomo che è in noi.
Andare in montagna non dovrebbe avere altro significato che quello di una ricerca, mai di una fuga perché a un certo momento bisogna saper rientrare nella propria individualità e nei propri sentimenti: il solo spazio possibile, prima del vuoto.
“Guai se in montagna non si provasse il senso della paura. Significherebbe essere incoscienti e non potersi più procurare la gioia sublime di saperla vincere”
La montagna ti cambia in quanto rende più esigenti, più riflessivi, più profondi. Nel mio caso mi ha cambiato portandomi verso i grandi orizzonti”
Ogni montagna diversa dalle altre, ognuna una vita diversa che hai vissuto. Arrivi in cima dopo aver rinunciato a tutto quello che credevi necessario alla sopravvivenza e ti trovi solo con la tua anima. In quel vuoto puoi esaminare, in un’ottica diversa, te stesso e tutti i rapporti e gli oggetti che fanno parte del mondo normale.
Le montagne non sono stadi dove soddisfo la mia ambizione di arrivare. Sono cattedrali, grandiose e pure, i templi della mia religione.
Con i valloni deserti, con le gole tenebrose, con i crolli improvvisi di sassi, con le mille antichissime storie e tutte le altre cose che nessuno potrà dire mai.
Quassù non vivo in me, ma divento una parte di ciò che mi attornia. Le alte montagne sono per me un sentimento.
Il camminare presuppone che a ogni passo il mondo cambi in qualche suo aspetto e pure che qualcosa cambi in noi.
Le montagne sono le uniche stelle che possiamo raggiungere a piedi.
Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Non troverai mai arcobaleni se guardi in basso
Non perdere la voglia di camminare: io, camminando ogni giorno, raggiungo uno stato di benessere e mi lascio alle spalle ogni malanno; i pensieri migliori li ho avuti mentre camminavo, e non conosco pensiero così gravoso da non poter essere lasciato alle spalle con una camminata… ma stando fermi si arriva sempre più vicini a sentirsi malati… Perciò basta continuare a camminare, e andrà tutto bene.
La vera casa dell’uomo non è una casa, è la strada. La vita stessa è un viaggio da fare a piedi.
“Troverai più nei boschi che nei libri. Gli alberi e le rocce ti insegneranno cose che nessun maestro ti dirà.”
Il Signore soleva ordinare ai suoi profeti di salire sulle montagne, per parlare con Lui. Io mi sono sempre domandato perché lo facesse, e adesso comprendo la risposta: quando siamo in alto, possiamo vedere tutto piccolo. Le nostre glorie e le nostre tristezze cessano di essere importanti. Quello che conquistiamo o che perdiamo rimane laggiù. Dall’alto della montagna, tu puoi vedere come sia grande il mondo, e come siano ampi gli orizzonti.
Sulla montagna sentiamo la gioia di vivere, la commozione di sentirsi buoni e il sollievo di dimenticare le miserie terrene. Tutto questo perché siamo più vicini al cielo.
Tutte le volte che comincio ad arrampicare avviene in me una trasformazione. Quando le mie mani poggiano sulla roccia, sparisce ogni stanchezza e ogni malavoglia. Una forza sconosciuta entra nel mio sangue, e più mi arrampico, più forte mi sento, e sempre più facili mi sembrano i passaggi.
Difficoltà estrema, vuol dire al limite delle possibilità umane. Però è una parola elastica anche questa. Io non so se più di una volta o due in Montagna mi sentii impegnato fino alla mia possibilità ultima. Credo di aver quasi sempre superato i miei passaggi estremamente difficili pur sentendo di non aver dato tutto me stesso, ma avendo dietro di me ancora un certo margine di possibilità e una certa riserva di forze. Questo dovrebbe essere il modo più sicuro per andare in montagna.
Dalle montagne ho avuto protezione e affetto. La scalata estrema è venuta dopo, ma non c’entra nulla, o molto poco, con l’amore per la montagna, con ciò che mi ha dato e continua a darmi. Per me è la madre sulla quale giocano, si nascondono, cercano calore i suoi figli. Ogni tanto la mamma si stiracchia, respira, sbadiglia, qualche bambino rotola giù. Qualche altro soffoca sotto la sua mole come un pulcino sotto la chioccia. Ma non è colpa di nessuno.
La montagna mi ha fatto capire che è da sciocchi mettere la vita in banca sperando di ritrovarla con gli interessi. Mi ha aiutato a non essere troppo tonto, anche se un po’ tonti si è tutti da giovani. Mi ha insegnato che dalla vetta non si va in nessun posto, si può solo scendere.
La montagna insegna a vivere: questa frase l’ho udita spesso, ma non è vera. C’è gente che frequenta i monti da una vita e non ha imparato un tubo! La montagna al massimo regala emozioni a chi è sensibile ed educato.
Oggi non frequento quasi più le montagne famose perché sono diventate di moda, quindi caotiche. Alla loro base sorgono i più grandi parcheggi d’Europa. Ormai, su quelle vette cade neve colorata firmata da prestigiosi stilisti.
Mi escono battute sarcastiche quando leggo o sento definire la montagna assassina. La montagna non è assassina, se ne sta lì e basta. Siamo noi i killer di noi stessi, che non sappiamo vivere, che usiamo il profumo per l’uomo che non deve chiedere mai, che abbiamo dimenticato la carità, la riconoscenza, il rispetto, che distruggiamo la natura.
Una volta arrivati sulla vetta ci siamo voltati, e ci si è presentata una bellissima vista. L’atmosfera splendidamente chiara; il cielo azzurro intenso; le valli profonde; i profili selvaggiamente frastagliati; i cumuli di detriti ammassati nel corso dei secoli; le rocce dai colori vividi, in contrasto con le quiete montagne innevate; tutto questo insieme creava uno scenario che nessuno avrebbe potuto immaginare.
Una cima raggiunta è il bordo di confine tra il finito e l’immenso.
L’amicizia in montagna si rafforza, si fa intensa, ma s’inasprisce pure l’inimicizia, la rivalità. […] Quassù dove tutto è più difficile i nostri gesti portano più peso, la generosità è stupefacente, l’egoismo è più meschino. Possiamo coprirci quanto ci pare, la montagna ci scopre. Siamo più nudi che a valle.
Mi sono sentito sempre estremamente fragile davanti agli elementi della montagna: da un lato, uno scheletro con la carne intorno, dall’altro, forze su cui ci si strofina, la roccia, il ghiaccio, le tempeste.
La vita è come andare in bicicletta: se vuoi stare in equilibrio devi muoverti.
Non serve mica gridare per avere più attenzione. Le stelle stanno in silenzio, eppure c’è chi le guarda per ore.
Nelle vibranti e libere corse sulle rocce tormentate, nei lunghi e muti colloqui con il sole e con il vento, con l’azzurro, nella dolcezza un po’ stanca dei delicati tramonti, ritrovavo la serenità e la tranquillità. E l’ebbrezza di quell’ora passata lassù isolato dal mondo, nella gloria delle altezze, potrebbe essere sufficiente a giustificare qualunque follia.
Nel pomeriggio del giorno seguente, ultimata la preparazione del sacco esco per le vie della città per dar aria alla mia eccitazione. Quasi automaticamente salgo al monte dei Cappuccini. Sento il richiamo del vento lontano che rende più trasparente il tramonto, colorando di verde l’orizzonte. Sopra il Gran Paradiso due nuvolette riflettono ancora l’ultimo sole. Sotto di me la città sta accendendo le prime luci. L’idea dell’azione vicina suscita in me strane sensazioni e contrastanti pensieri. Provo una grande commiserazione per i piccoli uomini, che penano rinchiusi nel recinto sociale che sono riusciti a costruirsi contro il libero cielo e che non sanno e non sentono ciò che io sono e sento in questo momento. Ieri ero come loro, tra qualche giorno ritornerò come loro. Ma oggi, oggi sono un prigioniero che ha ritrovato la sua libertà. Domani sarò un gran signore che comanderà alla vita e alla morte, alle stelle e agli elementi.
Belle sono le grandi avventure sulle pareti immense, in piena solitudine: la lotta silenziosa ha inizio; l’uomo, quando ha di fronte la natura, ha di fronte se stesso e la battaglia si sublima.
Quale miglior campo d’azione può esservi che la montagna? L’asprezza della natura e la potenza della lotta continua sono presenti in ogni particolare: dal cirro sfilacciato alla roccia compatta; dagli spigoli smussati dei sassi ai pini ritorti; dalla frana alla valanga, tutto, insomma, un complesso di elementi che testimoniano quali forze usano scontrarsi.
La montagna, nella Bibbia, è il luogo nel quale si svolge il dialogo tra Dio e l’uomo.
Se desideri vedere le valli, sali sulla cima della montagna; se vuoi vedere la cima della montagna, sollevati fin sopra la nuvola; ma se cerchi di capire la nuvola, chiudi gli occhi e pensa.
L’aspetto delle cose varia secondo le emozioni, e così noi vediamo magia e bellezza in loro: ma bellezza e magia, in realtà, sono in noi.
Vado in montagna più per la paura di non vivere che per quella di morire.
I monti sono maestri muti e fanno discepoli silenziosi.
La via verso la cima è come il cammino verso se stessi, solitario.
Impossibile essere soli quando si cammina, per le tante cose che possediamo con lo sguardo, che ci sono donate, che sono nostre in virtù della presa di possesso inalienabile della contemplazione. Bisogna conoscere l’ebbrezza del promontorio, dopo che con grande sforzo ci si è inerpicati sulla punta rocciosa, ci si siede e ci viene finalmente offerta la prospettiva, il paesaggio.
“Bisogna camminare a lungo per imparare di nuovo ad amarsi”
La fatica della salita sul terreno pietroso nell’aria rarefatta d’alta montagna viene ricompensata dalla possibilità di rinascere a un livello di esistenza superiore. L’usanza dei pellegrini di girare intorno alla montagna fornisce l’esempio più calzante di come il percorso possa essere più importante della meta, ovvero della conquista della vetta.
Durante un’ascensione di un paio d’ore, si possono sperimentare sensazioni che in altre condizioni non si proverebbero forse in un’intera settimana. I sensi sono totalmente all’erta, si sente, si odora, si respira ogni cosa, e ci si sente vivi come non mai.
Mio padre considerava una passeggiata tra le montagne come l’equivalente di andare in chiesa.
Camminare è la migliore medicina per l’uomo.
Quanto monotona sarebbe la faccia della terra senza le montagne.
Ho portato il mio Io sul punto piú alto e lo lascio lassú, l’Io che voglio essere. Scendo con l’Io che sono.
Quando vivi in un luogo a lungo, diventi cieco perché non osservi più nulla. Io viaggio per non diventare cieco.
Tutto ciò che mi teneva sulla parete della montagna, tutto ciò che mi teneva a questo mondo, erano sei sottili punte di cromo-molibdeno conficcate per un centimetro e mezzo in una striscia di acqua ghiacciata, eppure cominciai a sentirmi invincibile…
Chi perde il vedere, perde la veduta e la bellezza de l’universo e resta a similitudine d’un che sia chiuso in vita in una sepoltura, nella quale habbia moto e vita. Hor non vedi tu, che l’occhio abbraccia la bellezza di tutt’il mondo?
Aspettiamo e speriamo di trovare la strada giusta, e ci dimentichiamo che la strada giusta si trova camminando e non aspettando.
Nessuno può dire di aver sentito il mormorio delle acque, se non ha sentito il concerto con il quale la montagna saluta la primavera.
La Montagna non è una sfilata di moda, o la conoscenza alfabetica di tutte le ferrate esistenti, né tanto meno dei tempi di percorrenza delle stesse; la Montagna non è la pista da sci da 2000 sciatori/ora, la cabinovia, la funivia, lo ski-lift, e neanche il rifugio-albergo 3 stelle con scale anti-incendio e TV a colori.
Addio, monti sorgenti dall’acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi è cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente, non meno che lo sia l’aspetto de’ suoi più familiari; torrenti, de’ quali distingue lo scroscio, come il suono delle voci domestiche; ville sparse e biancheggianti sul pendìo, come branchi di pecore pascenti; addio! Quanto è tristo il passo di chi, cresciuto tra voi, se ne allontana!
Una serata passata a leggere grandi libri è per la mente ciò che una vacanza in montagna è per l’anima.
Scalate la montagna non per piantarci la vostra bandiera, ma per vincere la sfida, respirare l’aria pura e godervi il panorama. Scalatela per vedere il mondo, non per farvi vedere dal mondo.
Bandiere sulle montagne non ne porto: sulle cime io non lascio mai niente, se non, per brevissimo tempo, le mie orme che il vento ben presto cancella.
Camminare per me significa entrare nella natura. Ed è per questo che cammino lentamente, non corro quasi mai. La Natura per me non è un campo da ginnastica. Io vado per vedere, per sentire, con tutti i miei sensi. Così il mio spirito entra negli alberi, nel prato, nei fiori. Le alte montagne sono per me un sentimento.
A salvare la Alpi non saranno gli ecologisti, ma chi rifiuta il consumismo, chi si accontenta di mangiare pane e formaggio e di camminare con le proprie gambe.
Il fascino delle montagne è dato dal fatto che sono belle, grandi e pericolose.
E’ noto che ci sono due maniere d’intendere e praticare l’alpinismo: in profondità e in estensione. La prima è la maniera del montanaro, della guida, che magari per tutta la vita non esce dalla sua valle, ma di quella conosce ogni anfratto, ogni piega, ogni scalino. La seconda e quella del turista all’inglese, che trascorre da una valle all’altra, ogni gruppo sfiorando rapidamente e spilluzzicando appena le mete più celebrate. Eterna e insolubile questione quale dei due metodi sia il migliore.
In ogni passeggiata nella natura l’uomo riceve molto di più di ciò che cerca
Migliaia di persone stanche, stressate e fin troppo “civilizzate”, stanno cominciando a capire che andare in montagna è tornare a casa e che la natura incontaminata non è un lusso ma una necessità.
Se cercate idee creative andate a piedi. Gli angeli sussurrano a uomo quando va a fare una passeggiata.
Alcune ore di salita in montagna fanno di un briccone e di un santo due creature quasi uguali. La stanchezza è la via più breve verso l’uguaglianza e la fratellanza – e la libertà viene infine aggiunta dal sonno.
Donde vengono le montagne più alte? chiedevo in passato. E allora imparai che esse vengono dal mare. Questa testimonianza sta scritta nelle loro rocce e nelle pareti delle loro cime. Dall’abisso più fondo, la vetta più alta deve giungere alla sua altezza.
La mia indipendenza, che è la mia forza, implica la solitudine, che è la mia debolezza.
Qui non palazzi, non teatro o loggia ma’n lor vece un abete, un faggio, un pino. Tra l’erba verde e’l bel monte vicino levan di terra al cielo nostr’intelletto.
In poche parti del creato si rivela tanto splendidamente quanto nell’alta montagna, la potenza, la maestà, la bellezza di Dio.
L’unico vero viaggio, l’unico bagno di giovinezza, sarebbe non andare verso nuovi paesaggi, ma avere altri occhi, vedere l’universo con gli occhi di un altro, di cento altri, vedere i cento universi che ciascuno di essi vede, che ciascuno di essi è.
Se sei in cerca di angeli o in fuga dai demoni, vai in montagna
L’alpinista è un uomo che conduce il proprio corpo là dove un giorno i suoi occhi hanno guardato. E che ritorna.
La montagna è la palestra più sana e più degna: più sana perché lontana dal fumo, dal chiasso, dalle vanità cittadine. Più degna perché nessuno di noi si è mai arricchito se non di ricordi e di amicizie
La montagna è fatta per tutti, non solo per gli alpinisti: per coloro che desiderano riposo nella quiete come per coloro che cercano nella fatica un riposo ancora più forte.
Io credetti e credo la lotta con l’Alpe utile come il lavoro, nobile come un’arte, bella come una fede.
Scalare non serve a conquistare le montagne; le montagne restano immobili, siamo noi che dopo un’avventura non siamo più gli stessi
Un paese di pianura per quanto sia bello, non lo fu mai ai miei occhi. Ho bisogno di torrenti, di rocce, di pini selvatici, di boschi neri, di montagne, di cammini dirupati ardui da salire e da discendere, di precipizi d’intorno che mi infondano molta paura.
Mai paese di pianura, per bello che fosse, parve tale ai miei occhi. Mi ci vogliono torrenti, rupi, abeti, fondi boschi, montagne, scoscesi sentieri da salire o discendere, precipizi ai miei fianchi da farmi paura.
Sono le grandi cattedrali della Terra, con i loro portali di roccia, i mosaici di nubi, i cori dei torrenti, gli altari di neve, le volte di porpora scintillanti di stelle.
Le montagne sono il principio e la fine di ogni scenario naturale.
Le montagne non sono l’assoluto, ma lo suggeriscono.
Lontani cento mondi tra prati che si rivestono e montagne che sbiadiscono dentro un azzurro pieno di cielo ricchi di momenti e di tanti ricordi addolciti da un velo sottile di malinconia al pensiero che una volta c’eravamo noi.
Ogni tanto è necessario allontanarsi un po’ per vedere meglio da vicino.
Se la vita è ciò che di più effimero e fragile c’è, la sua bellezza infinita sta proprio nell’occasione unica che abbiamo per riempirla di noi. Strappiamo allora i nostri pensieri e le nostre idee dall’oscurità senza voce delle nostre menti e strasformiamoli, con le nostre abili mani, in un dono al mondo che ci circonda.
Montagna. Nella tua lingua racconti le immensità e le vastità della vita, le sue piccolezze e le sua fragilità. A modo tuo parli di fugacità e di eterno – e di libertà – mentre la mia pelle vibrante è scossa e battuta dalle tue parole, sospinte tra le nuvole da un vento che monta irruento.
Le montagne sono sempre generose. Mi regalano albe e tramonti irripetibili; il silenzio è rotto solo dai suoni della natura che lo rendono ancora più vivo.
Le montagne, come il mare, ricordano una misura di grandezza dalla quale l’uomo si sente ispirato, sollevato. Quella stessa grandezza è anche in ognuno di noi, ma lì ci è difficile riconoscerla. Per questo siamo attratti dalle montagne. Per questo, attraverso i secoli, tantissimi uomini e donne sono venuti quassù nell’Himalaya, sperando di trovare in queste altezze le risposte che sfuggivano loro restando nelle pianure. Continuano a venire.
Chiedimi perché vado in montagna. Chiedimi perché, quando il resto mi sta stretto, l’unica via è il sentiero. Chiedimelo. Perché? Perché in montagna non puoi sprecare fiato per parole inutili. Lo devi conservare per arrivare in cima, e il resto è silenzio o parole gentili. Perché l’unico peso è lo zaino. Non c’è peso per il cuore. Perché tutti, se lo desiderano, possono arrivare in cima. Solo un passo dietro l’altro. Perché incroci persone che trovano ancora un momento per salutarti. Perché non ci sono orpelli: ci sei tu e c’è il tuo corpo, che devi custodire e curare, se vuoi avere le forze. C’è il cielo con i suoi umori. Non si scherza con la pioggia, il vento, la neve o la notte. Devi fare molta attenzione, e tornare a quello stadio primitivo in cui la natura e i suoi movimenti erano parte della tua vita, parte integrante del tuo quotidiano. Non puoi snobbare la natura, in montagna: ti tira per la manica, ti chiede di guardarla, di studiarla, di esserle presente. In montagna puoi e devi essere presente a te stesso, senza distrazioni. Forse è per questo che – sopra tante vette – telefonini e internet funzionano a singhiozzo… è la natura che ti dice: “Lascia stare, lascia stare il superfluo. Stai con gli amici. Stai con gli animali. Stai con te stesso. Non ti serve nient’altro”.
Sulle cime più alte ci si rende conto che la neve, il cielo e l’oro hanno lo stesso valore.
Raggiungere la cima è facoltativo, tornare indietro è obbligatorio.
Ci arrampichiamo perché le montagne sono la nostra chiesa. In effetti, Lui – Il Creatore, Allah, Dio, il grande Schiacciamosche o Buddha – non può essere più grande della vista di un’aurora boreale a -50oC, quando il vento ronza su una pinna di ghiaccio e la luce si apre un varco diretto nella tua anima.
Due voci possenti ha il mondo: la voce del mare e la voce della montagna.
Ho una vasta collezione di conchiglie, che tengo sparse per le spiagge di tutto il mondo.