Alcuni Consigli di Pronto Soccorso

Sia che si effettui un trekking di pochi giorni, sia che ci si prepari per un impegnativo viaggio in luoghi poco frequentati o con scarsa assistenza sanitaria, è sempre prudente portare con sé un piccolo kit di pronto soccorso. La difficoltà è sempre quella di sapere quali e quanti farmaci portare, per evitare di lasciare a casa quelli veramente necessari, decisione che dipende innanzitutto dalla durata dell’escursione e dai luoghi in cui ci rechiamo. Dovendo portare tutto nello zaino, sarà bene che il set di pronto soccorso sia poco ingombrante e leggero, contenuto in una confezione robusta, impermeabile e poco ingombrante, in modo da non rovinare i farmaci e garze e da non appesantirci; il peso totale non dovrebbe superare infatti i 300 – 400 grammi. Non possiamo pretendere in tal modo di usare le confezioni in commercio: occorreranno piccoli flaconcini per disinfettanti, due o tre rotoli di garza, riposti in contenitori di plastica, cotone idrofilo, cerotti già pronti, confezioni di punti adesivi sterili, forbici e pinzette piccole. I medicinali devono essere ridotti al minimo indispensabile, 4 – 5 compresse per tipo: analgesici per dolori da traumi, cefalee, ecc., antispastici per dolori addominali, antiacidi, antinausea, antidiarroici, analettici, colliri, antipiretici. Se si è capaci di far iniezioni intramuscolari può essere utile portare con sé 5 o 6 fiale, una per tipo, oltre ad alcune siringhe monouso, da 5 cc per situazioni più gravi. Statisticamente, la più alta incidenza di traumi in montagna è dovuta allo scivolamento. Distorsioni, ferite, abrasioni possono essere controllate se si ha una conoscenza minima delle tecniche di pronto soccorso. Elenchiamo i problemi fisici più comuni che si affrontano nella pratica del trekking, con brevi consigli su come fronteggiarli ed alcune tecniche di primo soccorso:
Ferite: dopo aver opportunamente disinfettato, si tampona la fuoriuscita di sangue in sede o apponendo un laccio emostatico a monte della ferita, e quindi si fascia il tutto con garza o un fazzoletto.
Trauma discorsivo: è consigliabile l’applicazione sulla zona interessata di ghiaccio o di acqua fresca, posizionando l’arto in riposo.
Punture di insetti: sono altrettanto fastidiose. Oltre a una reazione locale, in rari casi possono procurare veri e propri shock. L’urgenza viene risolta con un impacco di Amuchina sulla zona interessata, mantenendo inumidita la garza costantemente. Nel periodo estivo è buona norma portarsi un set monouso succhiaveleno, il metodo più efficace e sicuro nel trattamento delle morsicature da ofidi reperibile in farmacia.
Vesciche e piaghe: si possono formare facilmente nei piedi durante il cammino: per le prime, vanno prevenute con calze e scarpe adeguate; se tendono a formarsi, è utile usare i cerotti, ma appena avvertito l’arrossamento, prima cioè che si tramuti in vescica.
Altitudine: un discorso a parte va fatto per i problemi che insorgono quando si cammina ad alta quota. Per una persona sana, di corporatura normale e ben allenata, anche i 4810 metri della cima del Monte Bianco possono non creare problemi, purchè li si affronti con gradualità sia in salita che in discesa, acclimatandosi mano a mano. Cosa ben diversa e assai negativa è invece il portarsi in quota o scendere nel giro di pochi minuti come si fa quando si usavo funivie, seggiovie, ovovie e altri impianti del genere. Col diminuire della pressione atmosferica, l’altitudine provoca nell’organismo un aumento della pressione arteriosa, un fenomeno questo che può preoccupare esclusivamente gli individui anziani o sofferenti di cuore. Un sintomo dovuto alla rarefazione dell’ossigeno è il “mal di montagna”: si verifica a quote variabili da soggetto a soggetto e si manifesta con un senso di malessere, di vertigine e di debolezza. Senza dubbio, il rimedio migliore è scendere al più presto a quote basse e assumere qualche goccia di Coramina o analettici similari. Tutto ciò per quanto riguarda la reazione del fisico in alta quota, diciamo al di sopra dei 3000 metri, oltre i quali ben si può avvertire la rarefazione dell’ossigeno. Ma a questi aspetti bisogna aggiungere quelli relativi alla preparazione e alle conoscenze specifiche che vanno da un adeguato equipaggiamento alle previsioni del tempo e dell’uso dell’altimetro: quest’ultimo, con la sua doppia funzione altimetrica e barometrica, è uno strumento assai importante per chi si avventura nel mondo delle alte vette e dei ghiacci.

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