Marmotte Curiose

Cosa ci facevano queste simpatiche giovani marmotte sul nostro cammino? Perché non sono scappate invece di star lì a “contarsela”? Forse qualcuno di voi sarà già disincantato di fronte a queste magiche presenze nel cuore delle Dolomiti, ma chi come me è abituato a vivere in città e a limitarsi ad incontrare “virtualmente” simili animali solamente nei documentari in TV o sugli articoli specializzati delle riviste di natura, o nelle fotogallerie in internet, ebbene, questi incontri “reali” con un mondo animale sempre più ristretto generano emozioni e risvegliano sentimenti profondi di armonia con la natura e una sana umanità.

Camminare in montagna è anche questo: desiderare un incontro particolare che tocchi il cuore, con qualcuno o “qualcosa” che come te è immerso in questo magico mondo alpino. E “qualcuno” è un bosco fitto che ti osserva passare; è un albero aggrappato all’ultima roccia sull’orlo di una gola scavata da un torrentello che non gli daresti quattro soldi; è un fiore che sfida un gelido vento e diventa accogliente rifugio per insetti; è panorama dalla forcella che a 2500 metri, vanitoso, si scalda al tiepido sole del mattino e incanta il mondo.

Il pomeriggio del secondo giorno abbiamo lasciato alle nostre spalle il Rifugio Lavaredo, dopo una brevissima sosta per il pranzo: purtroppo per quei gestori, non è il nostro genere preferito di rifugi; abbiamo infatti trovato poco calore umano, l’ambiente poco curato e prezzi leggermente alti. Ci siamo quindi incamminati verso il Passo del Collerena seguendo il sentiero n° 104, che percorre un lungo versante interno che lentamente si chiude tra le cime del Monte Paterno a sinistra e quelle del Monte Cengia a destra, ma prima di arrivare ai Laghi di Cengia ed affrontare la ripida salita che porta al Passo del Collerena, sulla destra del sentiero si possono osservare grandi prati verdeggianti in leggero pendio, interrotti poco più in là da un salto nel vuoto che li protegge verso valle.

Ed è proprio passando di lì che, improvvisamente, ci si accorge di essere ospiti nel bel mezzo di un territorio di “altri”. Un forte grido acuto echeggia nella valle: ci fa fermare e scrutare tra i sassi la provenienza, poi un altro e finalmente eccola! Su un sasso da cui si domina, la marmotta vedetta! Quasi fosse l’anziana del gruppo, controlla e giudica gli intrusi: turisti!!!

L’allarme è lanciato! Un altro grido avverte la comunità. Così si scoprono, giù in fondo al prato, altre marmotte che si apprestano velocemente alla tana: non scompaiono subito, rimangono lì anche loro a scrutarci mentre aspettano dalla vedetta il prossimo segnale: allarme rosso o scampato pericolo?

A fine primavera, dopo il disgelo, quest’anno deve esserci passata veramente poca gente da queste parti. Lo intuiamo poiché ci sono tane dappertutto, non solamente vicino al sentiero, ma ai lati, addirittura nel bel mezzo del camminamento.

E così ci ritroviamo a passare proprio tra le nuove tane, per “via borgo nuovo” diremmo noi cittadini… che tendiamo a misurare il diverso con i nostri metri. Alcune marmotte si sono appena rintanate in questi nuovi ripari, così che, Marcello ed io, passando senza far troppo rumore, ci accorgiamo che alcune giovani marmotte non ancora troppo previdenti si sono rintanate nelle tane sul sentiero e stanno aspettando il nostro allontanamento per cambiare “aria” e raggiungere le tane a distanza di sicurezza.

Devono essere proprio giovani ed inesperte! Una addirittura cercava di nascondersi pensando di non essere vista! Beata ingenuità. Ma noi, da giovani, eravamo così ridicoli?

Dopo che Marcello ha ripreso il cammino, sono rimasto solo con la “mia nuova amica”, cercando un atteggiamento più possibile pacifico, così che, con la sua inquietudine per non poter abbandonare quella tana un po’ troppo pericolosa ma allo stesso tempo sicura ed unica difesa e forse anche con la sua curiosità per quello strano individuo con gli occhiali che la stava fotografando, ho potuto apprezzare un giovane esemplare da pochi metri, ed è stato veramente affascinante!

Da provare! Prima di tutto ti cresce dentro il rispetto, poi la gioia di condividere lo stesso mondo, poi la coscienza di essere tutti creature, infine la percezione di una armonia di convivenza. Un modo insomma per rimanere sani di mente!
Spero che questa comunità di animali rimanga in futuro intatta come oggi l’abbiamo trovata e mi appello a tutti affinché non si approfittino e non distruggano questi e tutti gli altri fragili ritagli di natura viva, ma si propongano artefici della loro protezione e del loro sviluppo.

Massimo

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