Un Bel Po’… di Montagna – Da Casa a 2020 metri e Ritorno

Dalla terrazza di casa la vista spazia verso il Pizzoc… decine e decine di lune ormai hanno impreziosito i miei ricordi di albe, tramonti, foschia, pioggia, neve, stagioni. Ho incorniciato la sua sagoma con le luci più sorprendenti… la limpidezza dell’atmosfera a volte lo fa sembrare un’enorme bastionata di un castello sulla quale sbatterci il naso da quanto sembra vicino… altre volte l’afa ne fa appena intravedere la sagoma, altre volte ancora i giochi di luce e ombre ne fanno scoprire i fianchi, le gole, i canaloni, le distanze… Dalla terrazza di casa un compagno fisso, immobile eppure che si trasforma in ogni secondo seguendo il ritmo dei giorni e dei mesi e le nuvole che lo sovrastano disegnano nel cielo continue situazioni.

I prati dell’Agnelezza, delle Mandre, il rifugio sulla cima, il vallon di Cadolten, visibili da tutta la pianura, fin da lontano, quante volte sono stati solcati e visitati dai cacciatori, dagli escursionisti, ora anche dai runners. Ne studiavo la salita da Santa Augusta e mi arriva l’sms da Marcello che il giro dei Bortolot si sarebbe snodato proprio sulle pendici del Pizzoc e fino al rif. Semenza, in occasione del 50° del rifugio. E dopo la presentazione del giro, rigorosamente davanti a un buon prosecco a Serravalle, una calda mattinata di fine agosto si parte, zaino in spalla, dal parcheggio di Sant’Andrea. Fa un certo strano effetto per noi, abituati a girare le montagne, partire a piedi praticamente da casa per esplorare le “nostre” montagne così vicine e per molti versi così lontane. Giovanni, improvvisamente ritirato ci invia messaggi non ripetibili e altri d’incoraggiamento (dai Giò, co ti ‘ndaren a fonghi). Salendo con lo zaino straripante le scale “de Santa Gusta” penso alle magiche atmosfere dei “foghi” e delle feste connesse. Proseguendo sul “coston” notiamo che il sentiero non è poi così male, ben calpestato, anche se poco segnalato (e questa è una costante dell’alta Via 6 che in questo caso abbiamo preso all’incontrario)…Anche quest’anno le previsioni danno varie possibilità di pioggia ecc ecc ecc…ce ne infischiamo e comunque siamo attrezzatissimi e non si torna indietro. La maglia rosa del comando della corsa..ehm dell’escursione va a Marcello, sempre un po’ più in la sul sentiero o un po’ più in su sul crinale. Seppur con zaini imbottiti di cibo d’ogni genere, giunti all’Agnelezza decidiamo che ci vuol ben più di un panino per la nostra fame…deviazione repentina e istintiva per malga Coro e quindi attraversamento in orizzontale fino a Cadolten “par meter i pié sote la tola” e “vutu meter pastin, formaj cot e poenta!?!” al posto di barrette, frutta secca e panini?!? E i Dall’Antonia, malgari appassionati e fantasiosi di quello scrigno di malga ci han raccontato le ultime novità dai pascoli. Da lì la salita continua con la pancia piena su facile pendio sino al rifugio Città di Vittorio Veneto. Da lustrare gli occhi la vista da lassù, la laguna lontana ed i suoi luccicanti riflessi, la Vallata con le sue linee moreniche e i due occhi blu di Revine, davvero perle incastonate in un mare verde coi paesini ricamati sulle sponde.
Poi ancora lo spartiacque lungo il Visentin e fin verso il Grappa e più ad ovest ancora…il verde incontrastato del Bosco del Cansiglio e lo specchio di Santa Croce contornato dalle Dolomiti a nord e dai monti dell’Alpago sul fianco. Accipicchia che panorami. La sera i nostri amici del Quartetto Desueto rallegrano con la proverbiale e nota energia l’improvviso temporale (da segnalare la voce femminile di una bravissima Giulia che potrebbe ribattezzare la band “Cinquetto Desueto”)…grazie “dea bira”Mauro!!.
E dopo i balli, le stelle; sì perché un immenso cielo stellato ha fatto capolino dopo lampi e tuoni e la pianura immensa si è accesa di tutti i colori e delle luci di città e paesi, di vie…e visto dall’alto era stridente il contrasto tra uomo e natura. La mattina di buon’ora e di buon passo ci siamo incamminati per il Millifret per una lunga traversata sul fianco nord del Cansiglio, immersi nella suggestiva scenografia di faggi secolari. L’idilliaca atmosfera alpina è stata “rovinata” da un fatto “increscioso”…Franco ad un certo punto ha lanciato un grido straziante del tipo “ahi Robiii, ho pers i me ociai…”; immaginate la grande, grave e immediata preoccupazione mia e di Max, Marcello non pervenuto, lui era già in cammino verso il TraguardoVolante della tavola imbandita più avanti a Pian Osteria. Un’ora di estenuanti ricerche avanti e indietro sul sentiero…del miracoloso ritrovamento fatevi poi raccontare da Franco se gli farete visita a Villa Bianca (lui è sempre lì, assieme a Giovanni, disponibili agli avventurosi racconti sui Bortolot…ndr). A Pian Osteria pausa carbo-idrati, dolce-idrati, vino-idrati, caffè-idrati…e con la solita “panza piena” la continuazione verso Pian Canaie e la successiva salita verso casera Palantina sono un misero trascinarsi stanchi e “sfatti” lungo semplici dislivelli che però per noi (eccetto Marcello sempre in maglia rosa) diventano Everest infiniti, come i GranPremidellaMontagna dei velocisti al Giro…attenti a non giungere al traguardo del Semenza fuori tempo massimo. Traguardo che giunge sul far della sera per una cena che ristora e ritempra. Non vi dico (anzi sì), al rifugio è festa, Alessia e la sua famiglia con gli amici aiutanti sono in attesa e pronti a ricevere escursionisti, cori, autorità per i 50 anni del rifugio. Poi un temporale notturno che si protrae tutta la mattinata successiva, rovina le attese ma non la gioia…coi gestori e gli amici ci tuffiamo nella baldoria improvvisata. Il calore del fuoco, il mojito, la torta, il gulasch, la polenta ci sono, quattro soci CAI anche, la chitarra in mano a Franco con un po’ di coristi improvvisati e il gioco è fatto, la festa può avere inizio…balli, danze, canti, taglio di torta, foto, evviva a volontà…e nel primo pomeriggio, finita la pioggia, arrivano anche un viandante tedesco e due coppie di escursionisti…che festa!! C’è un tempo per tutto, anche per il ritorno e per noi è giunto il tempo di tornare a valle…Tre giorni da Bortolot, un bel po’ di strada, un bel po’ di fatica, un bel po’ di panorami, un bel po’ “de magnade”, un bel po’ di festa, un bel po’ di amicizia. Alla prossima, amici! Sani

Robi Bortolot

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