Incidenti di Montagna – Primo Soccorso

Valutare la scena

Ogni operazione di soccorso inizia con la valutazione della scena in cui si è verificato l’incidente. Un’attenta valutazione è spesso premessa di un buon soccorso, sia se ci troviamo a doverlo affrontare che a doverlo comunicare a chi di dovere.
Lo scenario è da intendersi pericoloso a prescindere, visto che ha già ha favorito l’infortunio. Non va per questo sottovalutato e deve essere esaminato con la massima attenzione.
La prima, indispensabile, cosa da fare è pertanto pensare alla sicurezza e all’autoprotezione di coloro che saranno destinati al ruolo di soccorritori.
Una volta assicurati, bisogna valutare le possibilità di accedere all’infortunato, cercando di minimizzare i rischi della manovra e adottando tutti gli accorgimenti e le protezioni del caso.
In questo lavoro è utile evidenziare i fattori ambientali potenzialmente lesivi, quelli che ostacolano all’osservazione, pensare alle comunicazioni, alla progressione e all’eventuale trasporto del ferito.
Particolare attenzione deve essere dedicata a quei fattori che determinano la necessità di particolari materiali o dotazioni ad uso dei soccorritori, quali possono essere ramponi, corda, allestimento di un ancoraggio, eccetera.
Si tenga presente che i più frequenti rischi correlati all’ambiente di montagna sono il terreno bagnato e scivoloso, la caduta sassi, il ghiaccio, l’esposizione sottovalutata, il possibile distacco di valanghe secondarie, il freddo che può ostacolare le azioni degli stessi soccorritori.

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Analisi della dinamica dell’incidente e individuazione degli “indici di sospetto” per trattamenti tempestivi

Un’attenta ricerca e analisi del meccanismo con cui si è generata la lesione (dinamica dell’incidente), permette di ipotizzare quali siano i danni specifici riportati dal ferito e di procedere ad un trattamento precoce e tempestivo già prima che siano manifesti segni e sintomi.
Inoltre, queste ipotesi potranno essere correlate ad un determinato “rischio evolutivo” della lesione: una valutazione che permette al soccorrritore di prepararsi ad affrontare successive eventuali complicanze.
Un esempio può chiarire il procedimento. Se una persona viene morsa da una vipera, si potrà trattare subito la sede del morso, ma allo stesso tempo prevedere i tempi di evacuazione della vittima.
Se l’evacuazione si prospetta, per esempio, via terra e piuttosto lunga, posso già prefigurare l’eventualità di dover gestire una BLS (Basic Life Support), ossia la rianimazione cardio-polmonare. Attenzione, però: la Bls può essere effettuata solo da personale sanitario o da chi ha frequentato un apposito corso, come i volontari della croce rossa o del soccorso alpino.
Nella valutazione delle cadute dall’alto, devono meritare particolare considerazione i seguenti fattori:

Altezza di caduta
Superficie di impatto
Parte corporea di primo impatto

Per definizione, nell’adulto la caduta da un’altezza superiore a 5 metri implica un trauma maggiore. Ma altezze minori possono comunque generare gravi esiti, a seconda di superficie d’impatto e parte corporea di primo impatto.
Un caso reale ha visto un soggetto anziano, con una caduta da 2 metri su terreno sassoso, riportare alcune fratture di vertebre cervicali con esiti invalidanti permanenti.
Nell’adulto la parte corporea di primo impatto è solitamente costituita dagli arti inferiori, poi seguiti dal bacino, e poi arti superiori. Nel bambino, in particolare se minore di 5 anni, è più frequente invece l’impatto primario con la testa, che comporta un trauma cranico.

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I “golden ten minutes”: valutazione primaria dello stato generale del ferito. Le parole d’ordine sono: velocità, logica e sangue freddo.

E’ istintivo per qualsiasi persona valutare grossolanamente la gravità dell’incidente contestualmente alla valutazione dello scenario. L’incidente sarà lieve, medio o grave, a seconda della criticità delle condizioni vitali della vittima, valutate in base alla sua coscienza, al livello di collaborazione e di mobilità.
A contatto diretto con l’infortunato, e a prescindere dalle lesioni corporee riportate durante l’incidente, devono essere rapidamente identificate – con logica e sistematicità – le situazioni cruciali per la sua sopravvivenza. Il loro tempestivo trattamento sarà subito intrapreso dal soccorritore, a volte anche contestualmente alla valutazione.
La fase di valutazione dovrebbe espletarsi al massimo in 2 minuti, per poter prendere – e portare a termine – le misure prioritarie atte alla stabilizzazione del ferito entro 10 minuti (i cosiddetti “golden ten minutes”).
La valutazione, comunque, non è casuale o lasciata alla discrezione del soccorritore. In questa fase il soccorritore viene guidato da una stretta successione di fasi di valutazione/azione (valuta e fai) che seguono lo schema procedurale “C A B C D – E”, meglio descritto in seguito.

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C =

nel caso di un incidente traumatico è innanzitutto da prevedere la necessità di protezione e stabilizzazione del rachide cervicale, preliminare alle ulteriori fasi (manovre manuali e stabilizzazione in posizione neutra, vedere più avanti);
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A =

controllo, ripristino, mantenimento dell’apertura (pervietà) delle vie aeree;

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B =

controllo, ripristino, mantenimento dell’attività respiratoria;
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C =

controllo, ripristino, mantenimento dell’attività cardiocircolatoria.
In queste fasi saranno pertanto applicate le classiche metodiche del BLS (rianimazione cardio-polmonare) condotto in assenza di strumentazioni. A questo proposito è utile suggerire l’inserimento di una pocket mask nella dotazione di gite organizzate, che aiutano l’ossigenazione/perfusione di cervello ed altri organi vitali.
La pocket mask è una maschera per la respirazione “bocca a bocca” che rende più efficace la respirazione artificiale, perché consente l’insufflazione attraverso bocca e naso, riduce i rischi di infezione e consente la somministrazione di ossigeno supplementare. Inoltre aiuta a proteggere le vie aeree dall’acqua, quando si operi su spiagge, in barca o nell’acqua stessa.
Tutte le fasi devono, ovviamente, essere condotte nel rispetto dell’integrità di ogni segmento corporeo lesionato o tale potenzialmente. Bisogna infatti avere una cura particolare nella movimentazione e nella stabilizzazione di tutto l’asse corporeo (per esempio nella manovra di “pronosupinazione improvvisata”,che permette di girare del ferito a fini ispettivi).
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D =

valutazione più specifica per lo stato di coscienza, secondo lo schema AVPU:

A alert – attento, sveglio
V verbal – risponde alla voce
P pain – risponde al dolore
U unresponsive – non risponde

Il miglior trattamento in un soccorso improvvisato, sarà sempre un’applicazione corretta della sequenza ABC. Questa valutazione dovrà ripetersi continuamente per cogliere improvvise negative variazioni, e per verificare l’efficacia delle manovre correttive.

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E =

Una volta completato il ciclo fino alla D, si ricercano ulteriori eventuali lesioni (lussazioni, fratture) secondo una complessiva valutazione testa-piedi che non si ha tempo di condurre durante l’ABC. In montagna, comunque, si tenga conto che la classica “esposizione” del corpo attraverso il taglio degli indumenti si scontra con oggettive necessità di protezione termica, nonché con le difficoltà di trasporto.

(fonte: internet)

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